Un’inversione di intendenza che lascia in parte sperare riguardo gli investimenti degli italiani secondo la Consob. Nell’ambito della relazione annuale la Commissione Nazionale per la Società e la Borsa ha annunciato come i risparmiatori italiani siano tornati ad investire i propri risparmi ma “voltando le spalle a Piazza Affari”.
La partecipazioni ai mercati finanziari, negli ultimi mesi, è andata aumentando in maniera costante avvicinandosi ai dati pre crisi.
Ma la paura è ancora tanta visto che molti risparmiatori mostrano una netta preferenza per i depositi postali o bancari, a discapito delle formule di investimento finanziario. E’ del 50% la percentuale delle famiglie che nel 2007 avevano investito in almeno uno strumento finanziario contro il 55% del 2007, l’anno precedente alla crisi.
Bocciati dunque i fondi e promossi, invece, i conti correnti nell’ambito di una preferenza indirizzata alla sicurezza, piuttosto che ai margini di guadagno. E gli effetti sono inevitabili in una Borsa in cui gli istituti di credito svolgono un ruolo fondamentale come Piazza Affari.
Poca fiducia nella banche italiane e nei titoli di Stato
Insomma gli effetti sulla quota di risparmio investito sembrano essere alle spalle. Ma la crisi ha lasciato segni indelebili sul portafoglio degli investitori italiani. I depositi bancari e postali, leggi qui per maggiori info, raggiungono, ormai, il 52% degli investimenti degli italiani, una somma notevolmente superiore a periodi pre crisi quando la quota si attestava al 38%.
A pagarne le spese sono soprattutto le azioni, calate del 43%, dei titoli del debito pubblico diminuiti di ventitre punti percentuali e delle obbligazioni che segnano il passo con un – 19%. Le quote di risparmio destinate ai depositi si attestano ad una percentuale del 47% nel 2016, un risultato che mostra una lieve diminuzione rispetto all’anno precedente, ma superiore di quasi dieci punti rispetto al 2007.
Le azioni, invece, mostrano un calo di cinque punti passato dal 10% del risparmio nel periodo pre crisi al 5% attuale. A soffrire è anche l’incidenza dei titoli di stato che oggi si attestano all’11% contro i tredici punti percentuali del 2007 e delle obbligazioni passate dal 15 al 13% anche a causa della riduzione delle emissioni bancarie.
Bail-in ed esposizione delle banche
A questo quadro a tinte fosche per il settore bancario si aggiunge un aumento costante della disaffezione. E’ il bail-in a pesare come un macigno sulla fiducia per le banche. I dati sugli esposti, pubblicata dalla Commissione, parlano chiaro. I crediti esposti degli istituti bancari hanno raggiunto quota 4.354, in crescita vertiginosa 147% rispetto ai 1.762 del 2015.
Anche gli esposti procedibili, sul totale complessivo dei ricevuti, è in aumento con una percentuale passata dal 62% del 2014 al 90% nel 2016.
La crescita, come dichiarano gli esperti nel rapporto, è dovuta soprattutto alle quattro banche che hanno subito la procedura di liquidazione: la Carichieti, la Banca delle Marche, la Cassa di Risparmio di Ferrara e la Banca Popolare dell’Etruria a cui si aggiungono le segnalazioni per Veneto Banca e per la Popolare di Vicenza.