L’Italia registra nell’ultimo quinquennio un boom delle start-up e il rapporto Unioncamere del 2015 ne delinea l’identikit: imprese giovani, orientate verso l’estero e investono su lavoro e innovazione. È chiaro che un giovane che punta al mercato estero ed europeo è consapevole della convenienza di aprire una partita IVA comunitaria con tutti i suoi vantaggi e la tracciabilità. A cosa è dovuto il boom delle start-up in Italia? Un grande aiuto deriva indubbiamente dalle agevolazioni riservate alle start-up innovative previste dal Decreto Legge 179/2012 per l’innalzamento della competitività.
I settori delle start-up italiane
Il numero delle start-up italiane si attesta sulle 3.850 unità (al 2015) e il settore dei servizi avanzati (Ricerca e sviluppo, ICT, ingegneria, produzione di software, attività professionali scientifiche e tecniche) rappresenta il 73% delle imprese innovative e il 77% di tutto il settore servizi nel suo complesso. Seguono le start-up nel settore manifatturiero (18%) e il settore del commercio (4%). Turismo e agricoltura registrano il minor numero di start-up innovative.
Dal punto di vista della distribuzione geografica, il nord-ovest concentra il maggior numero di start-up innovative (pari al 31% sul totale) con la Lombardia come capolista (842 start-up) a livello regionale e Milano (559) a livello provinciale. Seguono le imprese del nord-est con una quota del 26% con le imprese che si concentrano in Emilia Romagna (463). Il centro vede il primato della Regione Lazio con 366 start-up (il 22% sul totale) di cui 318 presenti a Roma confermandosi rispettivamente terza regione e seconda provincia italiane in cui il fenomeno delle start-up innovative è più evidente. Nel sud, la regione capofila è la Campania con 225 start-up e la provincia di Napoli a livello provinciale con le sue 114 imprese.
Il sistema genera un fatturato complessivo superiore ai 50.000 €, in media le start-up occupano meno di 5 addetti, ma hanno rapporti con soci italiani ed esteri nell’ordine delle migliaia.
Start-up italiane: giovani e orientate all’estero
La componente giovanile delle start-up italiane rappresenta il 23,7% sul totale e l’età media è under 35. Le imprese in cui è presente almeno un giovane nella compagine societaria sono oltre 1500, pari al 41,1%, quasi il quadruplo rispetto alle società di capitali con presenza di giovani.
Dal punto di vista dei mercati di riferimento, le giovani strat-up italiane sono orientate ai mercati internazionali dove le proprie idee sono percepite come maggiormente accettate e valorizzate. I paesi europei sono i principali destinatari dei servizi e dei prodotti delle start-up italiane. Solo per il 6%, il mercato è prevalentemente locale.
Il boom delle start-up è anche giustificato – oltre che dagli incentivi – anche da un capitale di partenza generalmente modesto: nel 37% dei casi occorrono meno di 10.000 € ad eccezione del settore manifatturiero dove è necessario un capitale più ingente per avviare la start-up.