I condizionatori per uso domestico hanno bisogno, per poter assolvere alla loro funzione, di un particolare gas che ne consenta lo scambio termico con l’ambiente: in questo modo, riescono a generare aria fresca oppure calda, a seconda delle esigenze.
I gas che si possono utilizzare sono diversi, e ovviamente negli ultimi anni si è puntato moltissimo sulla qualità non soltanto dal punto di vista delle prestazioni, ma anche dal punto di vista dell’impatto ambientale. Pertanto, alcuni tipi di gas che venivano utilizzati fino a qualche anno fa, ora sono assolutamente vietati.
Quando ricaricare il gas nel condizionatore?
Chi acquista un condizionatore per la propria casa, spesso si pone alcuni interrogativi in merito alla successiva manutenzione. Dovrò ricaricarlo? E ogni quanto tempo dovrò farlo? Anche perché, va detto, molto spesso sono i rivenditori ed installatori stessi che mettono in guardia i clienti dicendo loro che ogni due anni circa il condizionatore dovrà essere ricaricato. In questo modo, in un certo senso, vanno a tutelarsi perché l’acquirente, magari non troppo esperto in materia, crederà ciecamente alle loro parole e non si stupirà se, dopo pochi anni, il condizionatore inizierà davvero a non funzionare più a dovere.
In realtà, i condizionatori non andrebbero ricaricati affatto, perché teoricamente il gas dei condizionatori, che in pratica è un fluido refrigerante, non dovrebbe consumarsi mai. Dovrebbero essere, infatti, degli impianti a tenuta stagna, in grado di preservare per sempre (o quasi) la durata del gas.
Ma perché questo non sempre avviene? Perché nelle prime giornate estive, specie nelle città più calde, è necessario effettuare la ricarica gas al condizionatore a Roma, Napoli, Palermo, eccetera? Semplicemente perché possono esserci delle perdite nel circuito dal gas che, nella maggior parte dei casi, dipendono da qualche errore commesso in fase di installazione.
Perché il condizionatore può perdere il gas refrigerante?
La quasi totalità delle perdite viene generalmente individuata nei raccordi dell’unità interna, vale a dire in quelle parti dove è più complesso lavorare con la dovuta precisione.
In altri casi, può anche capitare che, in fase di montaggio, non venga rispettata la specifica tecnica dell’impianto. Potrebbe essere il caso, ad esempio, di un impianto che è stato realizzato più lungo di quanto la casa madre non abbia previsto ed indicato.
Come accorgersi che il gas del condizionatore è terminato
Come ci si accorge che probabilmente il gas è finito e bisogna ricaricarlo? Di solito, il primo segnale è che il condizionatore non rinfresca più l’aria (o non la scalda) come dovrebbe. In presenza di problematiche di questo tipo, la prima cosa da fare è controllare che i filtri siano puliti e che tutte le impostazioni del telecomando e del condizionatore stesso siano corrette. Se, da questo punto di vista, è tutto a posto, allora molto probabilmente il problema sarà proprio legato ad una carenza di fluido refrigerante, quindi di gas.
Una volta appurato che il malfunzionamento del condizionatore dipende dal gas, allora è bene andare a fondo del problema e rivolgersi ad un tecnico specializzato che possa individuare esattamente dove avviene
la perdita e ripararla. Una volta eseguita la riparazione, prima di reinserire nuovamente il refrigerante, il tecnico avrà cura di eseguire delle prove di pressurizzazione per verificare che l’impianto tenga perfettamente.
Ricaricare un condizionatore domestico ha ovviamente dei costi: intanto, il costo del refrigerante, che è variabile ma comunque significativo, e poi il costo dell’intervento da parte del tecnico. A maggior ragione, è molto più sensato, dovesse mai accadere, far effettuare fin da subito un controllo accurato che vada ad individuare le eventuali perdite e che consenta di ripararle definitivamente. Un impianto a tenuta stagna è in grado di funzionare tranquillamente, senza alcuna ricarica di gas, anche per una decina di anni.