Una novità dal commercio equo-solidale
Tererito è una bevanda frizzante a base di estratto di erva mate, un’erba del Guatemala rinfrescante e tonificante. Ha un colore giallo-verde e una schiuma bianca ed è ispirata alla tradizione del Sud America, dove le infusioni ottenute con le foglie di quest’erba vengono consumate calde nella caratteristica zucca vuota (il “Matti”), oppure servite fredde miscelate con succo di agrumi. Il suo gusto armonioso, in cui spicca la leggera ed inconfondibile nota dell’erva mate, la rende particolarmente piacevole ed assolutamente inconfondibile.
MA cosè esattamente l’ERVA MATE? E quali le sue proprietà?
L’erva Mate è un’erba che cresce in Sud America, specialmente in Brasile e Paraguay, e viene chiamata “Oro verde” o anche “Erba eccellente“. La principale caratterisctica di quest’erba è la capacità di dare energia: gli indios infatti da secoli la usano negli infusi per “ricaricarsi“… un po’ come noi facciamo con il caffè 🙂 oltre ad essere ricca di elementi energizzanti, l’erva mate è un’ottima fonte di vitamine e sali minerali, ottimi per rinfrescare e dare una sferzata d’energia.
Tererito è un prodotto all’86% (acqua esclusa), con ingredienti del commercio equo e solidale: l’erva mate dal Brasile (Semterra) o Argentina (coop. Rio Paranà), lo zucchero di canna dal Costa Rica (Coopeagri).
Grande novità dell’estate 2005 di Altromercato, inizia adesso la sua diffusione anche presso i distributori automatici più forniti.
Filiera
L’erva mate e lo zucchero di canna sono importati come materie prime. La produzione avviene presso la Reysoda di Pavia.
In spagnolo si chiama Mate (chimarrão in portoghese) l’infusione preparata con le foglie di erba Mate (in spagnolo yerba Mate o semplicemente yerba; erva Mate in portoghese), una pianta originaria del Sud America. Seguendo lo stesso procedimento del tè, la yerba Mate è essiccata, tagliata e sminuzzata. Tradizionalmente questa infusione si beve calda e in compagnia.
Per ottenere l’erba secca per gli infusi, gli Indios tagliano i rami di erva mate, li lasciano seccare per un giorno intero accanto al fuoco e quindi li sminuzzano con un mulino.
Il rito della preparazione del mate è molto diffuso e rispettato dai popoli nativi e consiste nel riempire per 2/3 della sua capacità il matero (il contenitore nel quale si prepara il mate, ovvero una zucca delle dimensioni di una tazza svuotata e fatta seccare) quindi si versa acqua calda ma non bollente e si lascia in infusione per 3/4 minuti. Per bere il mate si utilizza un’apposita cannuccia, chiamata bombilla (che può essere in legno od acciaio) che consta di un normale bastoncino allungato con alla fine una sorta di colino che impedisce alle foglie di mare di risalire per il tubicino della cannuccia nel momento in cui ci si appresta a bere. Una cosa fondamentale è sapere infatti che il mate non va filtrato bensì bevuto con le foglie ancora all’interno, è per questo che si una la bombilla e non uan normale cannuccia. Quindi è possibile fare dei “rabbocchi” mentre si beve.
L’infuso di erva mate appena descritto permette di preparare una bevanda molto carica di sapore, che a tanti può risultare non buona sia per la mancanza di zucchero (il mate non va zuccherato!!!) sia per il sapore decisamente nuovo che si va ad assaggiare. Per chi vuole provare il mate puro, meglio consumarlo come se fosse un normale the in foglie, ovvero due cucchiaini per tazza, così da abituarsi al sapore piuttosto inusuale.
Il sapore del mate è deciso, molto amaro, intenso e l’infuso che si ottiene è molto profumato.
Come intensità si può paragonare al nostro caffè, tuttavia il mate ha delle note più dolci… anche l’amaro non è lo stesso del caffè, è meno persistente. Si sente il sapore di “erba”, è facilmente intuibile che si tratta di un prodotto naturale perchè si riscontra proprio il sapore … come dire… di prodotto della terra e non da stabilimento! Tuttavia dipende molto da come lo si prepara.
In Paraguay e nelle province del nord-est dell’Argentina si chiama tereré (parola di origine guaraní) il mate servito freddo. La preparazione è la stessa del mate tradizionale, però non viene usata acqua calda, ma acqua fredda, quasi ghiacciata, oppure alcuni succhi (ad esempio succo di pompelmo): quindi invece di un contenitore termico pieno di acqua calda si terrà a portata di mano una caraffa di acqua o succo, eventualmente raffreddati anche con cubetti di ghiaccio. A volte si aggiuge limone.
Effetti sulla salute
Sulle Ande è noto per gli effetti benefici contro il soroche, il mal di montagna. Il consumo di mate ha effetti diuretici; è lievemente eccitante, a causa del suo contenuto in mateina, una sostanza simile alla caffeina (per alcuni studiosi la mateina è un tipo di caffeina vera e propria); tende anche a calmare l’appetito e dare senso di sazietà. Recenti studi hanno mostrato che il mate contiene quasi tutte le vitamine necessarie all’organismo umano e ne può soddisfare il fabbisogno giornaliero.
Per contro il consumo di questa bevanda è stato individuato come un fattore di rischio per i tumori dell’esofago e del cavo orale, la cui incidenza è alta nell’America Latina. La causa di questo fenomeno è probabilmente da ricercare non nel mate in quanto tale, ma nell’abitudine di berlo bollente.
Storia
La tradizione della preparazione del mate è stata appresa dai colonizzatori spagnoli e portoghesi dagli indios guaraní. Con il passare del tempo fu adottata come bibita tradizionale dei gaucho in Argentina, Paraguay, Uruguay, Cile e Rio Grande del Sud (nel sud del Brasile) e lungo tutta la cordigliera delle Ande.
Attualmente il Mate si conferma un infuso molto popolare nei paesi menzionati, soprattutto in Uruguay, dove è bevuto quotidianamente da gran parte della popolazione. In paesi come l’Argentina, incluso nella sua capitale Buenos Aires, bere il mate è un rito quotidiano in quasi tutte le famiglie e, in alcuni casi, anche negli uffici dove è molto comune vedere professionisti lavorare davanti ai loro computer con una tazza di Mate. Bere il Mate per gli argentini è un “rituale” così diffuso come per gli italiani bere una buona tazza di caffè o per gli inglesi il té, e in Argentina il Mate viene offerto agli ospiti.
Legato al fenomeno dell’emigrazione italiana in Argentina, il consumo del Mate in Italia si era affermato nel secolo scorso in particolare in alcune zone d’Italia. In Valtellina, ad esempio, il Mate veniva preparato come Mate “cocido” e integrato con vino rosso e una noce di burro. Era (sino agli anni ’60 ’70) una bevanda comune, ma ancora oggi è utilizzato ed è possibile acquistarlo in alcuni negozi tradizionali.
Torando a Tererito, si presenta in due versioni… la lattina da 33cl e la bottiglietta in vetro da 275 ml. Il colore del “fuori” è verde acceso: la lattina è tutta verde e riporta la scritta “altromercato” ed il simbolino “equo e solidale”, così come l’etichetta della bottiglia.
La bevanda in questione è gassata e dolcificata con zucchero di canna, le note di mate si sentono subito sia dall’odore che dal retrogusto. Tuttavia il sapore è decisamente più blando di quello dell’infuso di mate, anche se lo si ritrova comunque anche in questa bevanda.
Si consiglia di berlo fresco, con uno spicchio di limone, così che il gusto particolare e gradevole risulti accentuato.
Purtroppo come nel caso di suo fratello Guaranito, anche Tererito si fa un po’ desiderare: lo possiamo trovare infatti solo nei negozi che trattano i prodotti CTM Altromercato. Se lo volte, recartevi nei negozi di commercio equo e solidale per farne scorta!
Perchè comprare prodotti del Commercio Equo solidale?
Comprare prodotti di Altromercato significa anche supportare attivamente i coltivatori del sud del mondo che cercano di svilupparsi seguendo un’etica lavorativa che rispetti l’uomo e la natura, che non veda persone lavorare per 18 ore al giorno con uno stipendio al di sotto di qualsiasi possibilità di sopravvivenza; che non veda un uomo perdere il proprio impiego perchè ammalato ed impossibilitato a recarsi sul luogo di lavoro; che non veda centinaia e centinaia di ettari di boschi e praterie devastati dal volento intervento dell’uomo… E, dal punto di vista nutrizionale, che abbia la certezza che quello che sta mangiando non sia frutto di chili e chili di pesticidi killer o di aromatizzanti che sopperiscono alla totale mancanza di sapore dovuta a coltivazioni di massa e “dopate”…