The Last Man On Earth, l’ultima trovata di Will Forte
Reduce da un lunghissimo successo nel “Saturday Night Live”, show tra i più visti negli States in cui è rimasto per quasi dieci anni, l’attore 45enne Will Forte si è lanciato in una nuova avventura, sempre per il piccolo schermo ma stavolta nell’ambito sit-com: The Last Man On Earth sta avendo successo nel Nuovo Continente e anche in Italia il riscontro non è affatto male.
Un virus stermina la popolazione mondiale. Un uomo rimane da solo e gira il paese in camper alla ricerca di altre persone, senza successo. È il tipico americano medio, con un lavoro precario, quarantenne immaturo e senza regole che invece di impegnarsi in una faticosa ricostruzione della sua esistenza, si lascia andare ad atteggiamenti e abitudini tipiche di un adolescente al college. O di un tipico frequentatore di feste private a Roma, tra fiumi di alcol, montagne di birre e chi più ne ha più ne metta. Will Forte, ovvero Phil Miller nella serie tv scritta da lui, deve cambiare i suoi piani quando incontra Carol Pilbasian, una ragazza bruttina, stramba e profondamente ancorata alle tradizioni cattoliche. La presenza di questa donna – tanto ambita fino a quel momento da Phil – scombussolerà totalmente la quotidianità del protagonista, messo di fronte ad una triste realtà: deve darsi una ripulita, prendersi le sue responsabilità e non lasciarsi andare.
In arrivo la seconda stagione
Nonostante i pregiudizi e le poche aspettative – difficile immaginare a priori il successo per una serie tv del genere – i produttori hanno chiesto a Forte di scrivere la seconda stagione, altre 13 puntate che presumibilmente vedremo in Italia nell’autunno/inverno prossimo. Un bel successo per l’attore, fino a questo momento legato prettamente al successo di uno show tv non suo e nel quale non era nemmeno l’unica star a brillare. Adesso, con una grande intuizione, Will Forte ha dato vita ad una sit-com spassosa, ironica, satirica, che tira in ballo gli stereotipi della società americana inserendoli in un contesto insolito, come quello di un’America desolata, post-apocalittica. Basta quindi con gli zombie e con piccole comunità di disperati in fuga dal pericolo dei morti cannibali. L’Apocalisse fa anche ridere.